Ho sempre voluto integrare più discipline trasversali per avere una lente di interpretazione del mondo che potesse essere usata da diverse angolazioni.

Uno sguardo d'insieme
Da strenua sostenitrice del dualismo, della sfumatura e del nulla che è assoluto, ma tutto è mutevole, ho sempre voluto integrare più discipline trasversali per avere una lente di interpretazione del mondo che potesse essere usata da diverse angolazioni.
La psicologia è notoriamente una scienza che studia i fenomeni propri del meccanismo mentale e affettivo. Il coaching è, invece, un processo di sviluppo delle capacità, risorse e competenze di una persona attraverso un programma finalizzato al raggiungimento di obiettivi personali o professionali.
In ambito psicologico, le tecniche utilizzate sono molteplici e vengono selezionate ed adattate alle esigenze del cliente, al suo modo di essere e alle sue necessità, in una fluidità caratteristica delle sedute psicologiche, in cui il lavoro che viene svolto è il frutto di una sinergia tra il professionista e la persona; il processo va di pari passo con la consapevolezza, con le tempistiche e con le emozioni di ognuno, costruendo un momento di crescita e di miglioramento del proprio benessere, senza per forza che vi sia un obiettivo preciso da fissare all’inizio del percorso terapeutico.
Al contrario, il coaching nella sua accezione pura e non per gli improvvisati della domenica che, ahimè, sono sempre di più, è una disciplina che ha una struttura molto più rigida, seppure esistano diverse tecniche e il coach seleziona quelle che secondo lui sono più adeguate ad ogni cliente. Ogni sessione di coaching ha un’organizzazione predefinita in cui bisogna fissare un obiettivo molto specifico, da raggiungere in un preciso lasso di tempo e si procede con il coach che guida il cliente tramite tecniche apprese e consolidate secondo adeguata formazione, nel trovare delle strategie per raggiungere l’obiettivo prefissato.
La profonda sinergia delle due discipline risulta lampante, dal momento che utilizzando le tecniche di una e dell’altra, si riesce a venire incontro ad esigenze molto più specifiche, spaziando tra l’introspezione e la praticità, il processo di conoscenza di sé e gli obiettivi da raggiungere, i bisogni e i desideri.
Ciò che apporta la conoscenza del coaching ad un professionista, che prima di essere coach è stato lui stesso un “coachee”, ovvero dalla parte del cliente, è l’ormai automatica tendenza a continuare ad attingere a tutte le risorse che trova utili alla propria crescita personale e professionale, per poter fornire al cliente più chiavi possibili di interpretazione della sua realtà, senza dover attingere alle soluzioni di qualcun altro, che potrebbero non essere necessariamente coerenti con il proprio essere, ma portandolo a trovare le risposte che cerca dentro di sé.
Comments